Costituisce reato collocare una videocamera wireless sul balcone di casa se la stessa inquadra il cortile del vicino e ciò anche se da quella postazione lo spazio privato sia visibile anche ad occhio nudo.

Il reato di interferenza illecita nella vita privata è infatti escluso solo nel caso in cui la visuale sia accessibile a chiunque (anche al passante occasionale).

La Suprema Corte ha ritenuto di accogliere, sul punto, il ricorso presentato dalla pubblica accusa contro la statuizione della corte d’Appello che aveva assolto gli ideatori del “grande fratello” casalingo.

La videocamera era infatti stata fissata sul terrazzo degli imputati allo scopo di spiare l’anziano vicino con il quale era in corso una vertenza giudiziaria in materia di servitù.

Accogliendo così il ricorso del PM, la Cassazione afferma che…”altrimenti si finirebbe per legittimare la costante registrazione di tutto ciò che succede all’interno delle pertinenze di una privata dimora, purché si stia attenti nel posizionare la telecamera in un punto in cui sia possibile la normale osservazione anche ad occhio nudo”.

Secondo la Cassazione è dunque necessario tenere in considerazione il disagio che deriva da “una perdurante e ininterrotta esposizione all’obiettivo” e, per tale ragione, la condotta degli imputati non può che ritenersi penalmente rilevante ex. art. 615 bis. Codice penale.