Condanna per violenza sessuale nei confronti di un marito siciliano che costringeva la moglie a subire rapporti sessuali anali. Così si pronuncia la Cassazione, con la sentenza 15 giugno 2010, n. 27587, sez. III penale.

A dire della Corte le violenze sessuali venivano commesse nell’ambito di una situazione familiare ormai deteriorata che aveva portato alla separazione coniugale ed a gravi danni psicofisici per la donna.

L’uomo in sua difesa ha sostenuto che la moglie aveva “costruito tutto a tavolino” per darsi più forza nell’ambito della separazione coniugale. I giudici, come loro solito, hanno però attribuito piena attendibilità alla ricostruzione dei fatti da parte della ex moglie, che riferiva di continui rifiuti a pratiche sessuali contro natura, che poi però era costretta a subirli con forza dal marito che, talvolta la percuoteva per appagare la sua libidine.

Per i supremi giudici, ci sono a carico dell’imputato “specifici e concreti elementi comprovanti la sua responsabilità” ed ”il dissenso successivo rende la condotta del marito prevaricatrice”.

Attenzione, dunque, poiché se poi la moglie cambia idea…