La Cassazione penale ha, infatti, condannato un ragazzo che, non rassegnandosi alla fine del suo rapporto sentimentale, aveva tenuto una serie di condotte ritenute intimidatorie e persecutorie nei confronti della sua ex, obbligandola a salire in auto e a rimanervi per un apprezzabile periodo di tempo, cagionandole delle ferite e altro. La condotta del ragazzo, però, non si fermava qui, poichè lo stesso aveva minacciato non solo la sua ex, ma anche i suoi genitori per farsi restituire i regali fatti nel corso del loro fidanzamento e anche tutti i soldi spesi durante il rapporto, calcolati in modo a dir poco maniacale. La Suprema Corte ha ritenuto, a ragione, che il suddetto comportamento integri gli estremi del reato di tentata estorsione perchè solo se la pretesa fosse stata reale e, dunque, “azionabile” dinnanzi all’Autorità Giudiziaria, il reato contestato sarebbe stato quello, meno grave, dell’esercizio arbitrario della proprie ragioni, ma visto il fatto che il fidanzato “dopo la rottura sentimentale con la propria ragazza, faccia ricorso a condotte violente ed intimidatorie per far valere nei confronti della stessa e dei suoi familiari la richiesta – non assistita da alcuna forma di tutela giuridica nel nostro ordinamento – di restituzione di oggetti e somme di denaro elargiti per mero spirito di liberalità come manifestazione del proprio affetto”, ha rigettato il ricorso presentato del giovane, ritenendo sussistente la condotta illecita.