La Corte di Cassazione si è pronunciata con sentenza 25309/21 in tema di resistenza a pubblico ufficiale ed ha assolto lo straniero che aveva preso a calci il pubblico ufficiale per particolare tenuità del fatto.

Anche se sussiste il reato la Suprema Corte ha riconosciuto l’applicabilità della norma sulla particolare tenuità del fatto, in quanto la ribellione era considerata l’unica difesa per impedire un atto percepito come ingiusto.

Non è dunque punibile lo straniero irregolare che reagisce in maniera violenta verso l’agente che cerca di trattenerlo perché destinatario di un provvedimento di espulsione, se l’atto con cui viene disposto l’allontanamento dal territorio è illegittimo.

Effettivamente quello del ragazzo africano era da considerarsi un tentativo di fuggire ad un percepito sopruso: l’ordine di espulsione era stato poi annullato dal giudice per le indagini preliminari. Il foglio di via non poteva essere disposto, perché lo straniero aveva patteggiato una pena con un limite inferiore ai due anni.
La scelta del rito alternativo esclude infatti, l’espulsione: in più la sentenza non era ancora passata in giudicato.

La Corte ha però escluso in sentenza l’applicabilità della causa di giustificazione per gli atti arbitrari, prevista dall’art. 393 bis cp, in quanto non sarebbe sufficiente il presupposto dell’illegittimità dell’atto adottato, poiché deve sussistere anche un comportamento vessatorio ed arbitrario dell’agente di pubblica sicurezza., che consapevole di compiere un abuso, usi una forza sproporzionata ai fatti.

La sentenza fa anche richiamo al decreto sicurezza bis 53/19 con cui si preclude l’applicazione della causa di non punibilità per la resistenza e oltraggio al pubblico ufficiale, nel caso di specie però non ha trovato applicazione in quanto i fatti erano precedenti.