Strana e soprattutto non coerente dicta della Corte di Cassazione in tema di diffamazione. Infatti un politico, che definisce un’organizzazione fascista “chiaramente razzista”, e la giornalista che pubblica le dichiarazioni dell’uomo politico, non rispondono del reato del reato suddetto. A tale assunto i Giudici di legittimità sarebbero pervenuti a seguito di una vicenda in cui, un uomo politico, in occasione di un corteo, aveva definito l’organizzazione promotrice dello stesso come “chiaramente fascista” portatrice di “valori quali la xenofobia, il razzismo, la violenza e l’antisemitismo”. Successivamente , veniva pubblicato un articolo nella cronaca di Roma del Corriere della Sera in cui venivano riportate, in virgolettato, le dichiarazioni suddette. Fatto ciò, a carico della giornalista e del politico veniva ipotizzato il reato di diffamazione. Contrariamente alle richieste del pubblico ministero, il giudice però aveva assolto entrambi gli imputati, motivando che, in riferimento al politico, il fatto fosse scriminato dall’esercizio del diritto di critica politica, mentre per l’articolista, ricorrevano gli estremi per l’applicazione del diritto di cronaca, in quanto la stessa si era infatti limitata a riportare le affermazioni alla cui conoscenza vi era senza dubbio, interesse pubblico. Non pago di quanto sostenuto dal Giudice di prime cure, però il rappresentante dell’accusa proponeva ricorso, ma i giudici della Corte, risolvevano la questione confermando la sentenza di merito e precisando che alla definizione “razzista” va riconosciuta l’esimente del diritto critica storica e politica. Infatti, motiva la Corte, , alla luce dei dati storici e dell’assetto normativo vigente durante il ventennio fascista, segnatamente delle leggi razziali — r.d. n. 1728 del 1938 e relative leggi di attuazione — la qualità di fascista non può essere depurata dalla qualità di razzista e ritenersi incontaminata dall’accostamento al nazismo, il che fornisce base di verità alle espressioni di critica in quella sede esaminate”. Forse adesso alla luce di un’interpretazione così lassista ed elastica, si potrà dare dei “mangia-bambini” ai comunisti e del “ladri” agli zingari Rom?