Il codice di procedura penale ammette la valutabilità come prove di documenti e scritti provenienti dall’imputato come autore.

La Cassazione con sentenza del luglio 2019,  infatti, applicando questa norma, valutando il caso particolare,  condannava il sig. Daniele Ughetto Piampaschet per l’omicidio di una giovane donna nigeriana.

Il cadavere della ragazza veniva rinvenuto nel Po’: tra i vari indizi a suo carico la Cassazione ha tenuto in considerazione anche il romanzo scritto dall’uomo che parlava della “morte annunciata della ragazza”.

In uno dei suoi scritti romanzati infatti, l’uomo descriveva minuziosamente i dettagli dell’omicidio.

Già la Corte d’Appello leggendo detti scritti aveva valutato la personalità dell’imputato traendola dal protagonista del libro, ossessionato da contatti con donne prostitute nigeriane che l’uomo aveva l’intento di redimere, ed era giunta ad una condanna a venticinque anni di reclusione del Piampaschet.

Inoltre, sempre negli scritti dell’uomo, veniva rinvenuto anche il movente dell’omicidio ossia l’odio per una donna che veniva descritto dal protagonista per averlo lasciato e intrapreso una nuova relazione sentimentale.

Tale forma di gelosia comportava per l’uomo anche l’applicazione in appello delle aggravanti del reato di omicidio per avere agito per motivi abietti o futili, sentenza poi confermata a seguito di nuovo giudizio dalla Corte di Cassazione.