I mercati azionari europei stanno, ancora una volta, precipitando sulle incertezze delle economie “periferiche” dell’Unione, Spagna ed Italia hanno perso il 10%.

Non sembra che il programma di Longer Term Rifinancing (LTRO), della BCE abbia risolto molto; sembra di rivivere esattamente quello che è successo l’anno scorso, ovvero un secondo semestre “torrido” dopo ottimi risultati ottenuti nel primo”. (R. Cookson di Citi Private Investment).

I veri effetti dei programmi di austerità li cominceremo a vedere solo ora, e, temo, saranno molto peggio di quel che ci si aspetta”. (S. Morse, di Fidelity Capital Investment).

Il programma di sostegno finanziario indiretto della BCE, “back-door quantitative easing, ovvero quantitative easing per la porta di servizio”, come è stato definito, ha favorito lo sviluppo di una relazione pericolosamente “simbiotica” tra banche nazionali e loro rispettivi governi.

Le banche, con il prestito agevolato della BCE, hanno acquistato titoli di debito pubblico statali contribuendo così al crollo dei rendimenti e facilitando il rifinanziamento pubblico.

Il problema sta nel fatto che, adesso, un’eventuale perdita di valore dei bonds avrebbe un impatto diretto e pesantissimo sulle banche che, esaurite le scorte monetarie della BCE, non potrebbero più “coprire”, come hanno fatto fina ad ora, le emissioni di debito pubblico.

Ciò  è esattamente quello che è già avvenuto per l’ultima asta spagnola e l’effetto sul mercato azionario di quel paese è stato, appunto, un crollo del 10%

Bonds deboli significa banche deboli; banche deboli significa aumento immediato del costo del rifinanziamento pubblico e bondsancora più deboli in quanto verrebbe a mancare l’unica vera domanda che ne ha sostenuto il valore ed abbassato il rendimento.

Si arriverebbe così, sebbene con un percorso inverso, al medesimo risultato che ha portato alle forti tensioni (crisi) bancarie poi “anestetizzate” da Draghi.

Il circolo positivo ideato dalla BCE potrebbe trasformarsi così in una spirale viziosa con effetti collaterali non limitati alla nuova “maglia nera” dell’economia europea, ovvero la Spagna.

Nel primo trimestre di quest’anno i grandi investitori istituzionali hanno già “ritirato” investimenti per 8 miliardi di dollari da tutta l’area Euro.

La morfina monetaria, anche se molto cara, e quella della BCE è costata un trilione di Euro, presenta, come tutte le droghe, una prima fase di “rush” seguita da una di “down”.

La seconda fase sembra essere già iniziata.

Un dato positivo è che il 53% dei ricavi delle imprese europee è realizzato all’estero; questo potrebbe bilanciare la previsione di stagnazione/recessione per l’economia interna del vecchio continente.