Dalla scorso dicembre la Banca Centrale Europea (BCE) ha iniettato enormi quantitativi di denaro nel sistema bancario europeo.
La medicina monetaria era indispensabile per salvare il sistema dal cortocircuito ingenerato dall’arresto del funzionamento del mercato dei bonds europei.
Gli effetti collaterali della cura della BCE possono, però, essere tanto gravi quanto la malattia che si voleva curare.
Cosa c’è dunque di sbagliato in quel piano di azione della Banca Centrale che passa sotto la sigla di LTRO?
Ricordiamo che la crisi bancaria europea p stata determinata, quasi esclusivamente, dalla crisi dei titoli di debito pubblico scoppiata nel 2010.
Eccezione fatta per la Grecia, infatti, tutti gli altri paesi della cosi detta “periferia” europea erano perfettamente solvibili ma si sono ritrovati, improvvisamente, stretti in una morsa di liquidità causata appunto dl crollo delle vendite di titoli di debito “sovrano”; visto che qui titoli erano detenuti, per la stragrande maggioranza, dagli istituti di credito ecco che la crisi da “sovrana” è diventata anche bancaria.
La BCE non ha deciso di intervenire alla radice del problema, agendo quindi sui titoli di debito pubblico comprandoli direttamente, ma ha creato un meccanismo di azione indiretto.
Draghi, il governatore della BCE, ha, infatti, demandato alle banche, previa elargizione di un sostanzioso prestito “agevolato”, il compito di attivarsi sul mercato dei bonds.
Le cose non sono però andate secondo programma. Le banche, in uno stato di panico diffuso, non hanno fatto la loro parte e non hanno riversato la liquidità agevolata della BCE sul mercato del debito pubblico europeo.
La mancata azione degli istituti di credito ha minato la credibilità della soluzione pianificata dalla BCE; inoltre non è da escludere che gli stessi, presi da nuovi attacchi di panico, decidano di liberarsi dei titoli di debito pubblico che si sono messi “in pancia”.
La BCE in quel caso dovrebbe far piovere altro denaro ma, ancora, senza nessuna garanzia che poi io medesimo venga utilizzato per il fine sperato.
Ma il dato più importante, forse non ancora propriamente messo in rilievo nei termini dovuti, è l’azzardo morale che la BCE sta creando all’interno del circuito bancario europeo.
Alle banche sono stati forniti mezzi pressoché illimitati con i quali poter realizzare facili profitti (lucrando sul facile differenziale di interesse dato da un costo del denaro della BCE all’1%); questo riduce, drammaticamente, qualsiasi incentivo a “pulire” e ristrutturare seriamente i propri bilanci.
Il programma di intervento indiretto sui titoli di debito pubblico presenta dei rischi e delle criticità molto superiori a quelli che avrebbe un intervento di acquisto diretto da parte dell’istituto centrale.
Questa mancanza di pragmatismo, bloccato da dogma tedesco che non vuole vedere, in nessun caso e per nessun motivo i titoli di stato sul bilancio della BCE, potrebbe costare molto caro all’Unione soprattutto in una situazione di bassa, o inesistente, crescita interna, come sembra essere il caso oggi.