Se volete sapere quello che sta veramente succedendo nel mondo (è per questo che mi pagano),

per i detentori privati di titoli di debito pubblico greco vi è un solo fattore veramente critico, e non stiamo sicuramente parlando dell’operatività, o meno, dei credit default swaps (CDS), o dell’adesione totale, o meno, al progetto di ristrutturazione: l’elemento fondamentale è che i vertici della politica europea – e ci metto dentro anche la Banca Centrale – stanno “picchiando duro” sul settore privato, ovvero sulle banche cariche di titoli greci, imponendo di accettare perdite pesanti ed hanno un atteggiamento completamente opposto nei riguardi del settore pubblico.

E’ senza dubbio vero che le banche europee si sono, consapevolmente e colpevolmente, sovra-esposte nei confronti della Grecia prestando denaro a tassi ridicoli; ma è altrettanto vero che gli organismi di controllo pubblico hanno fallito in maniera altrettanto spettacolare. Ma tra i due settori, oggi, è certamente solo il primo, il privato, chiamato a pagare per il suo fallimento ed anche per quello del settore pubblico.

Nei mesi scorsi ho spesso descritto l’attuale situazione di “equilibri” dei mercati finanziari e valutari e dell’assetto economico mondiale in generale (ovvero, la perdita costante della posizione economica e militare degli Sati Uniti, la rivoluzione Araba, la crescita economica e militare della Cina, il crescente disequilibrio nella creazione e distribuzione delle risorse mondiali, i livelli di indebitamento dell’occidente mai visti prima e difficili da prevedere fino a qualche anno fa, le pressioni inflazionistiche e la “libera stampa” di denaro), come lo scenario più vicino a quello immediatamente precedente la seconda guerra mondiale.

Ciò significa che cominceremo presto a “bombardarci” l’un l’altro? Ne dubito. Ma la guerra finanziaria a macroeconomica è sicuramente già cominciata ed i campi di battaglia sono ben definiti.

La Germania è sicuramente la principale forza dietro l’attuale politica “punitiva” per il settore bancario privato e ciò ha provocato il crescere di tensioni notevoli con l’Inghilterra e gli Stati Uniti.

E’ indubbio che la Germania stia cercando di modellare la zona euro a “sua immagine e somiglianza”. Questo per me non rappresenta affatto un problema, infatti è una visione che ho sempre auspicato, ma non si può negare che quel tentativo sia visto come una diretta e chiara minaccia di “guerra economica” verso economie fondate su caratteristiche diametralmente opposte, come l’Inghilterra e gli Stati Uniti appunto.

I vertici della politica europea, poi, non perdono occasione per irritare i grandi fondi d’investimento e in generale tutti i grandi operatori finanziari a causa del loro processo di decisione lento, macchinoso e spesso “contraddittorio” che non fa altro che aumentare il livello di rischio “percepito” in relazione a tutta l’area euro, contribuendo ad erodere la richiesta di strumenti finanziari ed in generale di “assets” europei.

A livello macro i fondamentali sono dunque critici; la politica non solo non aiuta ma complica la situazione. La Germania corre da sola: questa è la corsa sulla quale dobbiamo tenere gli occhi ben aperti!