L’Istat ci regala una rilevazione tragica sul PIl acquisito per il 2012; un calo dell’1,9 %.

Eppure non avremo bisogno di andare elemosinando aiuti europei, ce la faremo da soli, non ci sottometteremo al giogo del memorandum di Draghi che, alla faccia delle proclamate vittorie di Monti sulla Merkel, non ha ceduto al richiamo del “uè paesà tengo famiglia”, seppur veicolato con i toni “algidi” del professor Monti nel suo peregrinaggio europeo delle scorsa settimana.

Il Professore è frustrato. I mercati provano di non essere svegli quanto i suoi ex alunni della Bocconi e non capiscono che Monti i compiti a casa li ha già fatti. Tutti. Sussidiario, italiano e matematica. I mercati non capiscono e lo spread s’invola.

Non solo; Monti, il Professore, è rimandato a settembre dall’altro Italiano che è cosi bravo ed affidabile da non sembrare nemmeno un connazionale.

La stampa tedesca infatti (Der Spiegel) già omaggiò Draghi di un elmetto prussiano, quello con il punteruolo per capirci, per simboleggiare, simpaticamente, il tratto caratteriale di Draghi che è, appunto, bravo, serio, affidabile, tedesco, nonostante sia italiano.

Quella dei “compiti i casa” si è rivelata una espressione particolarmente infelice; Monti si ritrova ad avere come compagno di banco il Bunga-Berlusca che ti si siede accanto con il cappellino colorato, il fischietto in bocca e la velina alla destra del padre; quel horreur !

Ma c’è qualche cosa di più fastidioso del mismatch tra il proclamato impegno morale del Professore ed i numeri che a quello seguono e qui, poco da dire, i conti non tornano.

Scegliere come marcia per la crociata dell’Euro una espressione come “faremo i compiti a casa”, “abbiamo fatto i compiti a casa” e tutte le declinazioni di tempo e di modo con le quali ci si voglia sbizzarrire è riduttivo, evocativo di un ordine e di una disciplina che ha lo spirito e lo slancio morale coincidente con il perimetro del banchetto di compensato delle elementari, tradisce il desiderio di trincerarsi nel mondo ordinato e pressurizzato della scuola, dell’aula universitaria, della Commissione, dove il maestro insegna, gli studenti fanno i compiti, bene, senza discutere, ed anche Bil Gates deve abbassare la cresta.

Perché allora i mercati non abbassano i tassi? sono lenti di comprendonio!

Uno dei passaggi più interessanti dell’intervista di Monti allo Spiegel di questa settimana è quello dove si chiede al nostro come spiegherebbe ad un medio imprenditore tedesco perché dovrebbe accettare di garantire, anche con le sue tasse, il rifinanziamento di una banca andata gambe all’aria in quel di Siena.

Il Professore replica con una risposta “tecnica”, ca va sans dire, che fa appello al buon senso economico, alla capacità analitica, alla visione globale ed al sapere interdisciplinare dell’ipotetico interlocutore teutonico.

Come diceva la Mondaini “ che barba che barba che barba”; ma anche ammettendo che la comunità imprenditoriale di Essen abbia appena seguito, con profitto e successo, un corso in francescanesimo moderno ed abbia allargato le proprie vedute ben oltre la mera, tecnica, e triste efficienza dello scambio economico di breve periodo per abbracciare una visione di di lungo, anzi eterno periodo, come gli si potrebbe far digerire la Regione Sicilia?

Tutti i discorsi politici, le risoluzioni economiche tentate, abbozzate nel tentativo di vincere la battaglia per salvare Private Euro sono centrate sui termini dell’accettabilità del sacrificio, del male minore, del compromesso, dello slalom gigante fra i trattati, dei si faremo tutto…may be…, delle acrobazie politico finanziarie di una Banca Centrale che, da un lato, alza il concentrato di testosterone delle proprie dichiarazioni “we will do whatever it takes..and believe me is going to be enough…”, niente meno che, come simpaticamente rilevato dal FT,  la trasposizione finanziaria del cinematografico “go ahed ..make my day” del buon vecchio Clint nei panni di Dirty harry, e dall’altro, a suon di conditionalities al bromuro, riduce gli ormoni nazionalistici degli “Uomini che non devono chiedere mai”, come Monti e Rajoi che ormai, come unico mezzo di propria legittimazione, riescono solo a pensare alla delegittimazione altrui.

E cosi, in una continua scivolata verso il basso, economico e morale, la Spagna non è la Grecia e l’Italia non è la Spagna, lei si! vero focolaio del nuovo contagio finanziario che ammorba i nostri titoli di debito pubblico.

Difficile che in questa Europa possa emergere e farsi strada un leader capace di esprimere un pensiero, una visione, un aspirazione ed una ispirazione veramente europea dove i termini non sono sempre e solo quelli dello scambio, tra prestiti e controllo, tra flussi commerciali sbilanciati tra il nord ed il sud, tra austerity e crescita, che gettano, immancabilmente, il cittadino europeo in uno stato di sconforto psicotico che solo il ragionier Ugo Fantozzi dopo sei gironi di trattamento dietetico presso la clinica del dottor Birkenmayer potrebbe esprimere.

Questa mancanza di “sogno”, di capacità infettiva di entusiasmo e positività, di visione europea capace di far emergere una realtà comune dove il risultato finale è qualche cosa di diverso e superiore alla somma delle parti, dove lo stare insieme non è misurato in termini di un continuo trade-off di uno stato membro sull’altro per poi passare, alla fine dell’esercizio, al conguaglio delle reciproche posizioni è il “bug” che sta affossando il vecchio continente dove nessuno avrebbe la voglia di definirsi, con orgoglio, un figlio dell’Europa salvo essere immediatamente sottoposto a procedure mediche obbligatorie.

L’analisi fatta da Gillian Tett sul FT, Dream on, Europe coglie nel segno. La scrittrice confessa di aver provato imbarazzo nel leggere alcuni passaggi della nuova promessa politica di oltre oceano, il Senatore Marco Rubio (41 anni e non 70), autore di “An American Son”, che sebbene con i toni, per noi europei, troppo entusiastici, troppo ottimistici….cheesy, trasmette, anzi ci infetta, con una dose di entusiasmo che oggi l’Europa necessita più di un nuovo LTRO.

Per far sognare, desiderare ed ispirare ci vuol ben altro che il riconoscimento del bel voto del maestrino per aver fatto bene i compiti a casa.