Questo articolo si permette di evidenziare alcune considerazioni in merito alle novità introdotte dall’art. 22 del D.L. n. 78/2010, rispetto alla previgente disciplina dell’art. 38 del D.P.R. n.600/1973.

Infatti, le intenzioni del legislatore e le aspettative dell’amministrazione finanziaria, si appoggiano tutte sull’ accertamento sintetico del reddito delle persone fisiche, poiché quest’ultimo dovrebbe diventare, negli anni a venire, lo strumento “principe” nella lotta all’evasione.

Se effettivamente sia questo il modo migliore, o più semplice, o più facile per l’amministrazione finanziaria per “stanare l’evasore”, non spetta a me dirlo. Si preme solo far presente che questo ruolo era già stato assegnato agli studi di settore, sbandierati come strumento infallibile e inesorabile per colpire tutta la piccola e media evasione diffusa nel settore imprenditoriale e professionale, ma come poi sia andata la storia è sotto gli occhi di tutti, con risultati sicuramente inferiori alle attese.

L’accertamento sintetico non si limiterà ad individuare le posizioni fiscalmente insostenibili dei “cattivi” per antonomasia (cioè i piccoli imprenditori e i professionisti che svolgono l’attività prevalentemente verso i privati), ma consentirà di colpire tutti coloro che dimostrano di avere avuto a disposizione – in quanto hanno speso – somme ben maggiori di quelle che gli importi dichiarati avrebbero consentito.

In quest’ottica è abbastanza evidente come non sia così scontato detto assunto, eppure, ci sono tutti gli elementi che fanno pensare che il legislatore si voglia muovere proprio in questa direzione.

In realtà, troppi sono gli elementi che non rendono l’equazione sopra descritta un facile prodotto di due addendi, ma un equazione complicata a cui partecipano variabili complesse e differenziate. Io ritengo che l’illusione di un “fisco” che elaborando una miriade di dati patrimoniali, finanziari, economici, e di spesa, presenti nelle banche dati elettroniche a sua disposizione, riesca a individuare la capacità contributiva di ciascuno di noi, è e rimane un abbaglio anche se fa evidentemente troppa/molta presa nell’immaginario collettivo, ma difficilmente si tradurrà in una possibile (anche se improbabile) realtà.