È sempre reato installare uno spy software nel telefono della moglie anche qualora questa ne sia consapevole: è quanto ha statuito la Corte di Cassazione nella sentenza 15071/19.

Il caso è quello di un marito che aveva installato nel telefono della coniuge un programma di intercettazione e controllo di telefonate e movimenti, circostanza di cui la donna era a conoscenza in quanto informata dal figlio.

In primo ed in secondo grado l’uomo era stato condannato per il reato previsto dall’art. 617 bis cp, ed anche la Suprema Corte ne ha rigettato il ricorso ed ha così statuito: “non è possibile dubitare dell’inclusione degli spy software nella categoria “strumenti o apparati di strumenti diretti all’intercettazione o all’impedimento di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche tra altre persone”, ed anche se la moglie era consapevole il fatto rimane pur sempre reato, in quanto la captazione delle comunicazioni telefoniche rappresenta un post factum rispetto al momento consumativo del reato, coincidente con l’installazione del software.