La divulgazione dell’immagine di persona notoria senza il consenso dell’interessato è illecita se non risponde ad esigenze di pubblica informazione e obbliga l’autore al risarcimento del danno, costituendo abuso dell’immagine, nonché violazione del diritto alla tutela dell’identità personale e della legge sul diritto d’autore .

Trib. Bari, Sez. I, 31 .12.2012

Il caso trae origine da una causa intentata, qualche anno fa, dalla figlia di Antonio De Curtis (in arte Totò) nei riguardi di un partito politico (PDL) reo, a dire dell’attrice, di avere illecitamente utilizzato (e sfruttato) una immagine del di lei padre attore. Il predetto partito fece infatti realizzare dei manifesti murali che riproducevano (in alto a destra) una effige di Totò ritratto con una espressione addolorata accompagnata dalla famosa espressione “e io pago…” (tratta dal celebre film “ 47 morto che parla”).

A dire della attrice l’iniziativa riferibile al partito politico in questione doveva ritenersi censurabile sotto diversi profili: violazione del diritto all’immagine (art. 10 c.c.), violazione del diritto al ritratto (artt. 96-97 L.d.A), violazione della reputazione di Totò (art. 595 c.p.), violazione del diritto alla riservatezza (Codice Privacy) nonché della identità personale dell’attore ed in particolare del patrimonio intellettuale e politico del medesimo.

Sulla scorta di tali argomentazioni la figlia di Totò (premesso che questa non aveva dato alcun consenso all’utilizzo della immagine del di lei padre) chiedeva il risarcimento dei danni sia patrimoniali che non patrimoniali .

Il Tribunale Barese accoglie buona parte delle doglianze della attrice in ragione del fatto che, a dire del giudicante, sarebbe stata lesa la identità personale dell’artista.

Viene infatti rilevato come la vita e l’esperienza artistica di Totò non abbia mai fornito elementi idonei a collocarlo o ad inquadrarlo nell’ambito di una qualsivoglia fazione politica: l’opinione pubblica ha sempre percepito e tutt’ora percepisce il noto personaggio come “non allineato ad una parte politica”.

Il manifesto in questione dunque andrebbe a generare una distorsione della identità personale di Totò attribuendogli una immagine non coerente con il proprio patrimonio intellettuale e morale che lo ha sempre visto discostato da ogni attività che potesse connotarlo come aderente ad uno schieramento politico piuttosto che ad un altro .

La lesione di tale diritto si sarebbe concretizzata, a dire del Tribunale Barese, attraverso la offesa di altri diritti : quello alla immagine, quello al ritratto nonché quello alla riservatezza.

Sottolinea infatti il Giudice Barese che, nel caso in questione, non sussisteva né il consenso degli eredi all’impiego della immagine né la scriminante di legge vale a dire quella legata alla notorietà del personaggio .

Secondo infatti giurisprudenza consolidata la notorietà del personaggio ritratto non è di per sé sufficiente a legittimare la diffusione della sua immagine in assenza di una esigenza di pubblica informazione e si è in presenza unicamente di finalità di lucro correlate alla iniziativa del soggetto divulgatore (come per esempio nel caso di una immagine di noto personaggio veicolata attraverso manifesto pubblicitario).

Sulla scorta di tali valutazioni il Tribunale di Bari liquida alla figlia di Totò una somma di euro 150 mila a titolo di danno non patrimoniale (nulla viene riconosciuto a titolo di danno patrimoniale sulla scorta della considerazione che la figlia dell’attore non avrebbe acconsentito all’utilizzo della immagine del padre per qualsivoglia compenso) adottando, in maniera alquanto bizzarra, i parametri previsti dal Tribunale di Milano per quanto riguarda il danno da perdita parentale (attingendo ,nel caso in questione, la somma  minima prevista per la perdita del congiunto).