Di recente, sempre più frequentemente si è posto il problema della diffusione dei dati “supersensibili” ossia i dati personali anche di carattere sessuale ed intimo, relativamente al diritto di cronaca.

In particolare l’attuale “caso Avetrana”, ha fatto sorgere alcuni dubbi sul tema dell’equilibrio tra il diritto di cronaca e la privacy.

In primo luogo va ricordato come il diritto di cronaca vada comunque sempre bilanciato con il diritto alla segretezza ed alla libertà della corrispondenza, che è un diritto fondamentale.

Non è possibile dare una risposta aprioristica alla domanda se sia lecita o no la pubblicazione del diario di una persona, questa è sicuramente una possibilità da valutarsi caso per caso, senza avvantaggiare automaticamente in ogni situazione la tutela dei dati personali.

Bisogna comunque ricordare che una persona anche qualora fosse defunta e quindi non più titolare del diritto alla privacy verrebbe comunque tutelata dall’ordinamento nella propria reputazione e dignità.

Nella vicenda di Avetrana questa protezione pare non essersi realizzata infatti c’è stata una divulgazione mediatica senza criterio di numerose pagine del diario della giovane vittima Sara Scazzi, già da quando si erano cominciate le ricerche della stessa.

Un altro quesito che ci si potrebbe porre è quello sulla sussistenza di differenza o meno relativamente alla privacy, tra il diario della vittima e quello della presunta colpevole: è in tal caso però facilmente intuibile che merita maggiore tutela, sempre in bilanciamento con l’interesse pubblico, la privacy della vittima.

Ma cosa è possibile pubblicare di un diario?quali sono i limiti?.  L’art. 137 del d.lgs 196/03 (Codice per la protezione dei dati personali) dispone che è possibile utilizzare dati personali per finalità giornalistiche anche senza il consenso dell’interessato, ma deve essere sempre rispettato “i limiti del diritto di cronaca a tutela dei diritti di cui all’art. 2 Cost., e in particolare quello dell’ “essenzialità dell’informazione” in relazione all’interesse pubblico”.

Nella vicenda di Avetrana è indubbio che tale essenzialità delle informazioni  non è stata rispettata: sono state infatti divulgate notizie di ogni genere sul passato, sulle passioni, sugli amori della vittima e di tutte le persone coinvolte o meno nel caso.

Pare quindi che la riservatezza non sia stata affatto rispettata, si pensi anche alla diffusione, talora integrale, del testo e dell’audio delle confessioni rese da Michele Misseri, zio della vittima. In tale caso risulta necessario chiedersi se ci sia davvero stata violazione della privacy quando sono stati gli interessati stessi ad esporre ai media anche le proprie vicende personali .

Certamente però gli strani risvolti della vicenda, come la confessione dello zio di Sara, successivamente l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti della cugina sospettata di concorso in omicidio doloso, poi nuovamente la confessione dello zio che incolpava interamente sua figlia , non potranno essere imputati esclusivamente a giornali e televisioni, viste le contraddizioni emerse da dichiarazioni e azioni dei protagonisti della vicenda, che volontariamente si sono in maniera costante e volontaria esposte ai media.