Il post della settimana scorsa è stato uno dei più condivisi degli ultimi mesi, segno che il tema della preparazione scolastica è particolarmente percepito come critico e strategico tanto per i ragazzi quanto per i loro genitori. Inutile negare come sono stati recapitati anche messaggi poco edificanti e soprattutto dal tono molto scurrile. La categoria di appartenenza sembra proprio indicare il mondo dei licei, in particolar modo docenti che si sono sentiti chiamare in causa, probabilmente qualche lettore avrà inoltrato il contenuto dell’articolo e questo immagino possa aver dato vita ad un tam tam all’interno dei circuiti scolastici. Voglio riprendere questo tema in quanto molti aspetti per ragioni espositive la scorsa settimana non sono stati più di tanto affrontati. Mi riferisco al mondo delle università, in particolar modo quelle cosidette di prestigio, dal nome altisonante in Italia che a loro dire garantiscono porte aperte nel mondo del lavoro grazie al loro imprimatur. Premetto che mi sono laureato presso una modesta e piccola università di provincia, già al termine del bienno di studi propedeutici ero abbastanza sconfortato in quanto mi sembrava di non aver appreso nulla di pratico ed utile per il mondo del lavoro che mi attendeva. Faccio presente che allora internet era agli albori (parliamo del 1995), l’e-commerce manco si sapeva cosa fosse e il solo accesso alla rete si pagava assieme ai minuti di connessione. Confidavo che i successivi due anni avrebbero prodotto quel salto quantico che mi avrebbe conferito conoscenze e competenze degne della fatica e del tempo dedicato.

Sto parlando del vecchio ordinamento, laurea in quattro anni per economia e le sue varie specializzazioni. Terminai il biennio, mi laureai senza perdere altre settimane per una inutile tesi di laurea e la prima riflessione che feci fu: tempo, denaro, risorse, energie buttate al vento. Al di là dell’arricchimento o gratifica personale che ognuno può dare al raggiungimento della propria laurea, passate qualche settimana dai festeggiamenti la domanda che mi auguro tutti si fanno è: ma ora so fare qualcosa che prima non sapevo o non ero in grado di fare ? Ora, sono capace a fare l’amministratore di impresa ? Ora, sono capace a operare sui mercati finanziari ? Ora, sono capace ad avviare un’attivita ? Potete immaginare la risposta. Iniziai cosi un lento e poco gratificante periodo di tirocinio (non retribuito) in vari settori tra di loro complementari, finanza d’impresa, fiscalità nazionale ed internazionale, intermediazione sui mercati finanziari e gestione di capitali. Dopo qualche anno approdai (casualmente) in Svizzera e successivamente a Malta: da lì ebbe inizio il mio percorso di crescita e formazione professionale (sto parlando del 2003). Pertanto post laurea mi ci vollero altri tre anni di studi personali ed esperienze professionali, direi piuttosto non convenzionali e difficilmente replicabili, che mi delinearono quel futuro che oggi sto vivendo. Ancora adesso mi rendo conto che l’università italiana a me non solo non è servita a nulla, ma mi ha prodotto un handicap, rubando letteralmente tempo e preziose energie ad altra preparazione.

Oggi le lauree a vecchio ordinamento sono state sostituite ormai da oltre dieci anni (grazie si fa per dire alla Riforma Berlinguer) dai diplomi di laurea e dalla laurea breve. Se prima si aveva qualche perplessità sulla laurea, adesso abbiamo solo certezze. Nel senso che siete certi che il mondo del lavoro odierno non se ne fa niente di questi titoli di studio cui magari si è giunti grazie ad un inutile maturità in qualche liceo scientifico. Oggi ci si può laureare online grazie alle offerte di alcuni atenei ad impostazione più moderna: se vi sentite inferiori agli altri perchè non avete un pezzo di carta che attesta che siete “dottori” a quel punto procedete in tal senso. Per farvi capire come l’università (italiana) non crea più smarcamento sociale vi racconto questi due aneddotti. Recentemente sono stato invitato dagli studenti di un noto e prestigioso ateneo universitario a tenere una lectio magistralis sullo scenario macroeconomico europeo e sulle possibili evoluzioni della crisi economica in Italia. Ho dovuto per questo fare una formale richiesta al Consiglio dei Docenti per ottenere il loro nulla osta, nonostante la richiesta fosse pervenuta dai rappresentati degli studenti (faccio presente che la lezione si sarebbe svolta a titolo gratuito). Alcuni giorni fa mi ha risposto l’Università evidenziando che il Consiglio dei Docenti non ritiene di concedere il nulla osta e che pertanto la lectio magistralis non può essere tenuta, nonostante la richiesta espressa formulata dal parterre studentesco. Stiamo parlando di una delle più rinomate sedi universitarie italiane.

Altro episodio: in passato, nel 2008, sono stato ospite di un liceo in Veneto per spiegare ai ragazzi di quarta e quinta il fallimento di Lehman Brothers e di cosa questo avrebbe comportato per le economie occidentali negli anni a venire. Allora lanciai un ammonimento durante l’esposizione in aula magna facendo comprendere ai ragazzi ed ai docenti che saremmo piombati nei successivi tre anni in una delle più grandi crisi economiche e produttive degli ultimi cinquantanni. Venni fermato bruscamente da alcuni docenti i quali mi dissero che le mie analisi erano pura follia e che soprattutto la crisi finanziaria si sarebbe prontamente riassorbita in qualche mese grazie all’intervento dei vari governi. Soprattutto era impossibile che l’Italia sarebbe caduta nel baratro che avevo rappresentato durante la mia esposizione e che il futuro lavorativo di quei ragazzi non era nè in forse e nè compromesso. Ora questi insegnati a distanza di cinque anni continuano a formare e preparare i vostri figli al mondo del lavoro o peggio li condizionano nelle loro scelte di formazione universitaria. Mentre nell’ateneo di cui sopra, si continuano a insegnare le teorie e le dottrine di economisti e Premi Nobel che hanno condotto l’economia mondiale al più grande shock finanziario di sempre e che soprattutto a distanza di tempo si sono dimostrate tanto fallimentari quanto deleterie tanto per le imprese quanto per i piccoli investitori. Se il tuo docente è cieco e plagiato dalla fallimentare cultura sinistroide, non puoi pensare che ti apra gli occhi al mondo che verrà.

Fonte: www.eugeniobenetazzo.com