Con la crisi finanziaria in auge, tutte le previsioni economiche, tutte le teorie sul funzionamento di intere economie sono precipitate nel nulla.

E’ stata da sempre opinione dominante che un mercato del lavoro flessibile è meglio di uno “ingessato”. Nel primo, infatti, i posti di lavoro perduti, più in fretta che nel secondo, si “trasferiscono” più velocemente in settori economici sani ed in crescita.

Questa è stata la convinzione a lungo tenuta dall’OCSE che però adesso sta cambiando idea.

L’organismo di base parigino ha difatti concluso che i lavoratori in mobilità non sono oggi più attrezzati per far fronte ad un periodo di crisi e riciclarsi in settori in sviluppo di quanto non lo fossero nelle passate recessioni.

Secondo lo studio la flessibilità funziona in un mercato del lavoro “sano” e con una economia in crescita mentre non è efficace quando la domanda di consumo langue e la produzione industriale stagna. In questo caso un sistema più garantista ed ingessato conferisce maggiore stabilità generale al sistema..

I politici hanno speso troppo tempo a rimuginare sugli effetti negativi per l’economia che avrebbero avuto il disoccupato o la madre con sussidio di stato che non avessero fatto quel che dovevano, ovvero cercare attivamente un nuovo lavoro. Ma il costo globale del disoccupato che non cerca lavoro non potrà mai porre rischi sistemici come quelli posti invece da banche che non valutano i rischi delle operazioni finanziare intraprese.

Si è semplicemente preso di mira il problema sbagliato.