Anche il canto di un gallo è finito dritto in Cassazione: una recente pronuncia della Suprema Corte (n. 41601.2019) ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso di un condomino avverso la sentenza di condanna a suo carico (20 giorni di arresto) per il reato di disturbo alle occupazioni ed al riposo ex. art. 659 c.p. Il detto condomino ospitava, all’interno del condominio, tre galli (ed alcune galline) che, lasciati liberi anche in orario notturno, cantavano ripetutamente.

A tal riguardo va detto che l’art. 1138 c.c. prevede come il regolamento condominiale non possa vietare di possedere o detenere animali domestici ma non specifica la loro specie (il gallo potrebbe essere considerato animale domestico ?).

Ad ogni modo nella fase di merito della vicenda in questione, il tecnico Arpa aveva accertato che i tre galli, rinchiusi in una baracca, cantavano per cinque-sei minuti a intervalli di 20-30 minuti e venivano calcolati, in diciotto minuti, ben 106 eventi sonori (percepibili anche dalla strada) con una frequenza di dieci secondi uno dall’altro.

I galli rispondevano poi ai richiami dei loro consimili presenti in una vicina abitazione amplificando così i rumori e i fastidi ai danni dei condomini.

Anche secondo gli Ermellini il condomino dovrà così rispondere del reato di cui sopra per non aver impedito le emissioni rumorose dei suoi galli.