Con l’ordinanza n. 21926 dello scorso 30.08.2019 la Suprema Corte avalla le ragioni promosse dalla difesa del cavaliere riguardo alla irragionevolezza della previsione di un assegno divorzile in favore della ex-moglie del patron delle TV (stabilito dal Tribunale di Monza nel 2013 in 1,4 milioni).

Silvio Berlusconi vince così anche l’ultimo round della lunga partita giudiziaria contro Veronica Lario sul maxi assegno legato al loro divorzio.

Già la Corte d’Appello di Milano, chiamata a decidere dell’impugnazione allora promossa, aveva sancito, nel novembre del 2017, lo stop al maxi assegno mensile alla ex Sig.ra Berlusconi.

La Cassazione conferma la sentenza della corte meneghina, rigettando integralmente il ricorso presentato dalla ex moglie, rilevando come Berlusconi avesse ampiamente assolto ai propri obblighi di assistenza economica in favore della Lario già in corso di matrimonio, costituendo in suo favore un patrimonio mobiliare ed immobiliare di eccezionale valore.

D’altro canto Veronica Lario, osserva la Corte, non ha contribuito in misura alcuna alla fortuna dell’ex marito.

La rinuncia alla carriera di attrice? Gli Ermellini considerano il sacrificio compensato dalle acquisizioni patrimoniali durante il matrimonio; citando le parole della Cassazione: «le varie acquisizioni economico patrimoniali pervenute alla ricorrente durante il matrimonio hanno compensato anche il sacrificio delle aspettative professionali della ricorrente».

Nel provvedimento suddetto la Corte di Cassazione evidenzia come «pur non essendo in discussione che la ricorrente (Veronica Lario, ndr) abbia assunto un ruolo prevalente se non esaustivo nella conduzione della vita familiare, in particolare esplicata nella funzione educativa oltre che di cura ed assistenza dei figli, e che questo sia stato il frutto della comune volontà dei coniugi di differenziazione dei ruoli, deve escludersi l’interferenza causale di ciò sulla condizione economico patrimoniale della ricorrente». Infatti, lo squilibrio tra le condizioni economiche della Lario e di Berlusconi «non discende dall’impostazione della vita coniugale e familiare, godendo il controricorrente (Berlusconi, ndr) di una condizione di enorme ricchezza personale acquisita ben prima del matrimonio con la ricorrente».

La Cassazione respinge, infine, qualsiasi contestazione anche sulla valutazione che aveva fatto la Corte d’Appello sul patrimonio, immobiliare e non, della Lario: «Un giudizio valutativo del tutto insindacabile perché strettamente attinente al merito e frutto di accurata giustificazione argomentativa» da parte dei giudici di II grado.

Con tali premesse la Suprema Corte ribadisce che quanto ricevuto dalla Lario a titolo di assegno divorzile deve essere restituito, ciò che ora ammonta ad un capitale di ben 45 milioni.